lunedì 8 novembre 2010
Necessità
domenica 7 novembre 2010
Cosa bolle in pentola?
Il pd, o almeno una parte, strizza l'occhio a Fli, ma anche la dirigenza dei democratici ha le sue gatte da pelare. La manifestazione dei "rottamatori" organizzata da Renzi e dalle personalità giovani del partito, pone una seria sfida alla leadership dei vecchi (D'alema, Bersani &co), nonchè intende farsi portatrice delle esigenze del "popolo reale" del Pd.
Insomma la situazione dei partiti in Italia è ben lontana dall'essere stabile, e tutto ciò in vista delle elezioni, ormai sempre più vicine, getta ancora più confusione.
Questa situazione non è sicuramente nuova nella nostra storia politica, caratterizzata da instabilità, governi "lampo", strane alleanze eec, ma in una situazione economica e sociale di crisi, quale quella che stiamo vivendo, tutto ciò non fa sicuramente bene al paese. Con questo non voglio assolutamente affermare la necessità di un "governo forte", lungi da me questa prospettiva, ma intendo sottolineare la particolare congiuntura nefasta che stiamo vivendo: l'instabiltà politica, ma soprattutto la scarsa fiducia nelle strutture e nei principi costituzionali di buona parte della popolazione, combinata alla crisi economica e sociale può davvero portare allo sfaldamento progressivo del nostro regime democratico (cosa che credo essere già iniziata, con gravi responsabilità anche della nostra classe politica). Bisogna quindi continuare a tenere viva la pratica democratica di cittadinanza, partecipando attivamente alla vita della nostra società civile e a quella delle nostre istituzioni.
In primis, in qualità di studenti nonchè cittadini di questo paese, portiamo avanti la nostra protesta contro i tagli alla formazione e all'istruzione proposti da questo governo. In vista della giornata internazionale del 17 novembre, invito tutti a partecipare ai vari incontri che si svolgeranno nei prossimi giorni nelle nostre facoltà. Spargete la voce, diffondete la protesta, informate tutti i vostri amici e colleghi, tutti uniti verso il 17.
giovedì 28 ottobre 2010
Un vero mercoledì universitario
L'assemblea di ieri, nonostante il rifiuto del preside di concedere il blocco della didattica, è stata molto partecipata. Dopo i primi interventi introduttivi di studenti e ricercatori, il consueto imbarazzo degli studenti a intervenire è stato spezzato da alcuni interventi decisivi e provocatori, quale quello della Prof Alisa dal Re e di Giovanni rappresentante in quota Asu, e il clima si è surriscaldato. Perfino il sottoscritto ha osato fare una proposta: tavoli di lavoro in collaborazione tra studenti e ricercatori, dottorandi, professori, per pensare, discutere e riassumere in una sorta di documento costituzionale la nostra idea di università. E' troppo facile criticare senza agire: bisogna davvero tirarsi su le maniche, far girare gli ingranaggi delle nostre menti per dare davvero una forma concreta a quello che chiamiamo "la nostra idea di università", e al contempo dare linfa al valore di una vera democrazia partecipativa.
Tornando a temi più leggeri, dopo l'assemblea ci siamo dati appuntamento in Cà Borin per una pre-occupazione, ossia una occupazione di due ore oltre l'orario di chiusura: il programma prevedeva un aperitivo anti-Gelmini e musica a volontà. Verso le 10.30-11 eravamo circa un centinaio, in un bel momento collettivo di festa, perchè dopo l'impegno "intellettuale" del pomeriggio era anche giusto rilassarsi e godersi un po' la serata. La nostra pre-occupazione, in contemporanea a quella della facoltà di psicologia, si è conclusa a mezzanotte quando tutti i presenti si sono riuniti dietro uno striscione che diceva eloquentemente "Respingiamo questa riforma", in un corteo notturno che ha raggiunto piazza delle Erbe, piena di gente per il mercoledì universitario. Gli ultimi cori contro la riforma e poi il congedo finale: stanchezza, ebbrezza e allegria hanno concluso una giornata dal bilancio, a mio avviso, molto positivo: quello che io definirei un vero mercoledì universitario.
martedì 26 ottobre 2010
Presidenza occupata
Oggi, verso le 11.00, un gruppo di circa 50 studenti di scipol, tra cui il sottoscritto, ha espresso il suo dissenso per la decisione del preside di facoltà, G. Riccamboni, di non concedere il blocco della didattica dalle 14.30 alle 16.30 nella giornata di mercoledì 27, per consentire agli studenti di partecipare all'assemblea di facoltà. La protesta ha assunto i tratti di una occupazione simbolica dell'ufficio di presidenza della facoltà, in via del santo 28, durata circa 90 minuti. All'arrivo del preside è stata subito chiara la sua ostilità ad un vero dialogo con gli studenti presenti, viste anche le sue prese di posizione del giorno prima con i rappresentanti studenteschi dell'ASU. Solo l'arrivo di alcuni giornalisti sblocca la situazione, che vede il preside chiuso nel suo ufficio, e gli studenti in attesa di un confronto: Riccamboni però riconferma la sua decisione, peraltro in contrasto con tutti gli altri presidi delle facoltà in cui è prevista un'assemblea per domani. La sua giustificazione parte dalla difficile situazione dei vari corsi e dalla difficoltà dei docenti di riuscire a concludere in tempo il proprio programma visti i ritardi dovuti alla protesta dei ricercatori, per poi passare ad una sua significativa "previsione" circa la sicura possibilità, a suo dire, che nel prossimo futuro si sarebbero presentate altre occasioni in cui si sarebbe resa necessaria la sospensione delle lezioni , e pertanto per "garantirci la possibilità di bloccare le lezioni in eventualità future", non ritiene opportuno concedere la sospensione per l'assemblea di domani. E' però chiaro che non c'è un vero spirito pro-studentesco in queste affermazioni: il preside sa bene che quella di domani è la prima assemblea di facoltà, forse la più importante perchè quella da cui organizzare tutte le attività future, e la più utile per avvicinare le matricole a queste; oltre al fatto che se in qualità di responsabile della vita della facoltà ritiene che già ora ci sia scarsità di tempo per le lezioni, figurarsi offrirci il blocco delle lezioni a dicembre o a gennaio! Gli animi si surriscaldano, il confronto non è più pacato, i toni di alcuni studenti si alzano e la retorica del preside si fa sempre più fastidiosa. Il risultato è un nulla di fatto: l'assemblea ci sarà come previsto, ma le lezioni non saranno sospese. Il preside costringe di fatto gli studenti a dover scegliere tra due possibilità, partecipare all'assemblea, che vede riunite le varie componenti della facoltà per parlare dei gravi problemi di questa riforma, ma anche della condizione dell'università e dello stato di salute della ricerca in Italia, oppure frequentare le lezioni previste, diritto più che mai da rispettare. Sono situazioni che in una università veramente aperta, libera e volta alla formazione a 360 gradi, e non solo libresca, dello studente non dovrebbero accadere, tanto più in una facoltà di scienze politiche.
domenica 17 ottobre 2010
Un autunno caldo
Ieri ero a Roma, insieme agli operai della Fiom, e a tutti i movimenti studenteschi (medi e universitari) per manifestare contro il comportamento scellerato di questo governo, nonchè dell'elite industriale, fatta coincidere simbolicamente (e non a torto) con Marchionne. Inutile dire che la partecipazione, nonostante la pioggia, è stata molto ampia: non ci sono stime ufficiali ma bastava rendersi conto del fatto che tutto il percorso del corteo era intasato di persone, tanto più che gli interventi dei vari politici e sindacalisti in piazza S.Giovanni sono iniziati quando io, e i ragazzi di scipol (Reality shock), stavamo ancora aspettando di partire dal fondo del corteo, insieme ai gruppi universitari. Insomma quello che si dice una manifestazione di massa.
Cosa possiamo dedurre da tutto ciò? Per prima cosa che una manifestazione di piazza come quella di ieri se alimentata da spirito partecipativo e di solidarietà comune, può concludersi pacificamente senza grandi problemi; cosa che qualche giorno fa Maroni riteneva impossibile, lanciando gravi allarmi di possibili scontri e di infiltrazioni di gruppi esterni; non sono mancate le contestazioni più estreme e radicali (che d'altro canto sono sempre presenti) da parte di alcune minoranze, ma nonostante ciò tutto si è svolto per il meglio.
In secondo luogo, sebbene si trattasse di una manifestazione della Fiom, la presenza di gruppi studenteschi è stata notevole ed ha espresso il sentimento di protesta che ormai da diversi giorni infiamma la penisola, contro la riforma Gelmini, ma anche contro la situazione generale dela scuola pubblica e delle responsabilità delle politiche del governo ("niente bombe sull'Afghanistan, vogliamo più soldi per l'università" era uno dei motti più ricorrenti). Una cosa è certa: il movimento studentesco, pur nelle sue varie articolazioni, non cessa la sua protesta con la manifestazione di ieri , ma promette un autunno infuocato dalle contestazioni; proprio in queste ore si sta tenendo un'assemblea generale nella facoltà di scienze politiche alla Sapienza. Speriamo che questa movimentazione continui e che coinvolga sempre più studenti, in particolar modo qui a Padova dove le proteste non hanno, ahimè, ancora assunto una dimensione significativa in rapporto alla grandezza e all'importanza del nostro ateneo.
L'ultima riflessione che voglio fare è un paragone storico: proprio nell'autunno di 41 anni fa esplodeva la protesta congiunta del mondo operaio e della scuola pubblica; ieri questa situazione si è ripresentata con caratteri di continuità ma anche di novità sul profilo tematico e a mio avviso è stata, la protesta di ieri, un momento di solidarietà collettiva molto utile per chi si oppone al governo Berlusconi. Dobbiamo quindi prepararci ad un "autunno caldo", cosi come era stato definito 40 anni fa, e dobbiamo essere noi studenti universitari nelle prime file di questa protesta generale.
martedì 12 ottobre 2010
Bombe di pace
Quando il caro ministro La Russa ha esposto la sua idea, circa la possibilità di fornire gli aerei militari italiani di bombe, subito è partito il coro apologetico del centro-destra, tentando di cavalcare il turbine di emotività pubblica che si scatena ogni volta, e a ragione per carità, che muoiono dei nostri soldati in missione all'estero. Ma perchè mai, io dico, dobbiamo mettere delle bombe sui nostri aerei? Non siamo noi in Afghanistan per una "missione di pace"? Perchè, signor ministro della difesa, dobbiamo noi dotarci di un armamento che non fa altro che aumentare le vittime tra i civili? Non siamo forse noi italiani, con il nostro esercito, in Afghanistan per "assicurare il benessere e la sicurezza" delle popolazioni afghane?
Non possiamo nascondere, come la Nato e i vari governi hanno tentato e tentano di fare, il fallimento della missione ISAF in Afghanistan. L'intervento militare non ha fatto altro che esacerbare i conflitti e fomentare il fondamentalismo religioso, che spesso sfocia nel terrorismo. L'azione della Nato non è riuscita ad estirpare la minaccia talebana, anzi adesso si vede costretta su posizioni difensive mentre sempre più territori e comunità umane sfuggono dal suo controllo, entrando nel bacino dei fondamentalisti; non si è riusciti ad estirpare la coltivazione dell'oppio, poichè nessuno, tra le varie forze militari in campo, ha adottato politiche agricole alternative e sostenibili per il popolo afghano; insomma l'intervento militare è stato un fallimento e proprio non capisco perchè il ministro La Russa voglia insistere nella missione. Sebbene il ritiro delle truppe dall'Afghanistan, almeno sulla carta, sia abbastanza vicino (estate 2011), di fatto il problema è più importante che mai, visto che una situazione simile si ripresenterà di sicuro anche nelle altre "missioni di pace" italiane.
giovedì 7 ottobre 2010
S.P.Q.R.
Hanno ragione quindi i cittadini romani a lamentarsi di queste manifestazioni "folcloristiche", e spero che anche l'elettorato di destra, che in teoria si dovrebbe sentire rappresentato da Alemanno, abbia espresso la sua disapprovazione.
Non da ultimo è più che mai lampante come Silvio tema il potere della Lega Nord e proprio in queste ore abbia ribadito il suo impegno e quello del governo in direzione del federalismo, a cominciare dal settore fiscale e della sanità. B sa bene che se il governo non dovesse reggere, e si andasse alle urne anzitempo, la Lega aquisirebbe troppo potere e la sua linea politica, ossia difendersi DAI suoi processi, andrebbe in secondo piano.
venerdì 1 ottobre 2010
LA sinistra moderata e "riformista" se ne sta ben comoda sulle sue poltrone, non curandosi della verità, e parlando di crisi di governo e fine legislatura quando sa che se si ripresentasse in questo stato non otterrebbe più voti di quelli che ha ora, anzi ne perderebbe altri. Ma quale qualità ci sono nei quadri dirigenti del centro-sinistra, lo sappiamo bene, visti i 20 anni di governi quasi sempre berlusconiani...
sabato 25 settembre 2010
lunedì 20 settembre 2010
La resa dei conti
La compravendita di sedie del parlamento non è mai stata così spregiudicata. La tensione è palpabile, il conflitto preme: Silvio suda. Non è tanto per l'interesse degli italiani e per la stabilità del paese che questa ricerca di nuovi affiliati procede con tanta foga, quanto per la necessità (sempre più impellente visti i recenti risvolti nelle indagini siciliane al riguardo dei rapporti mafia-politica) di pararsi le chiappe con le varie immunità che si è creato durante la sua legislatura.
E la cosa ancora più assurda è che c'è ancora gente che vende il culo per star dietro a un vecchio marpione che ha palesemente rovinato questo paese. E' evidente che c'è un problema di fondo nella nostra classe dirigente: sempre a straparlare di democrazia e di rispetto del voto degli elettori, e poi appena si libera una sedia un pò più importante (e remunerativa) di quella che si sta occupando, tutti a rincorrere l'offerente e a prostrarsi. Se ci fosse un po' di dignità questo governo sarebbe già caduto da un pezzo. Ma si sa, la dignità non è il pezzo forte della maggior parte dei politici italiani.
domenica 19 settembre 2010
bufalandia
lunedì 13 settembre 2010
Scuola di regime
Ormai ci siamo. Manca poco. Il federalismo sta pian piano erodendo la nostra cultura dello stato, del bene pubblico contro il bene privato.
La scuola di Adro (BS), scuola pubblica attenzione! non privata!!!, da oggi è una caserma da cui verranno sfornate le nuove reclute delle camicie verdi. Il sindaco leghista Oscar Lancini colpisce ancora. Non gli è bastato aver dato bella mostra di sè non molto tempo fa ad annozero, sempre per questioni di razza leghista. Ora ha infranto una delle regole fondamentali di ogni stato che possa dirsi democratico. Ad Adro nasce il primo polo scolastico di partito, e non serve dirlo, la prima scuola della Lega Nord. E' una cosa talmente eclatante che perfino la Gelmini ha lanciato un tiepido messaggio di dissenso per l'"iniziativa" del sindaco leghista. Ma la cosa è veramente grave: nella nostra storia soltanto una volta è accaduto che la politica sia entrata nella scuola: durante il fascismo.
Ora pensate alla possibilità, non molto remota, di una nuova riaffermazione elettorale, magari ancora più ampia della Lega, e quindi all'attuazione del tanto agognato federalismo: ci si potrebbe davvero trovare circondati da scuole, ospedali, istituzioni pubbliche invase dalla più bieca e subdola propaganda politica.
Ancora una volta la Lega ha mostrato il suo volto più ignorante e anticostituzionale.
C'è davvero da chiedersi fino a dove potremo arrivare...
lunedì 6 settembre 2010
Che fare?
Lo dico per i distratti: Fini, in un discorso a Mirabello, ha rifiutato le varie proposte, peraltro unilaterali di B., ha rivendicato una identità legalitaria e ha decretato: il PDL non esiste più. Cosa dobbiamo aspettarci ora da Silvio "il libico"? L'ipotesi del voto tanto ventilata dalla lega sembra non convincerlo troppo, altrimenti l'avrebbe già sbandierata ai quattro venti; d'altro canto è ben consapevole che con i numeri attuali sarà difficile governare, o meglio, far passare quelle leggi e quei decreti necessari a lui e al sistema di potere che lo sostiene. Detto ciò, la domanda che ho utilizzato come titolo rimane ancora irrisolta. Se il libico per adozione decide di andare avanti comunque, non c'è dubbio che la via da seguire è quella dell'opposizione, come abbiamo sempre fatto, ma verso quale meta? Nel momento in cui fossimo davvero richiamati alle urne su quale formidabile candidato potremmo fare affidamento? Bersani ? Veltroni (che sembra stia annusando l'aria di nuovi spazi politici nel pd)? D'Alema, con quella sua faccia da inciucista? L'unico che mi sentirei di votare è Nichi Vendola.. ma un comunista gay in un governo italiano? la Chiesa lo scomunicherebbe appena apre bocca, e con lei tutta la schiera dei cattolici ben pensanti del cazzo. Già li sento i cori a Montecitorio: "checca!!!" "mangiabambini!!" "frocio" e altre amenità simili. Nichi Vendola sta bene dove sta al momento, gli italiani sono ancora troppo legati alla vecchia mentalità per votarlo... Ci sarebbe Di Pietro a cui darei il mio voto solo per ripagarlo della costante e difficile campagna di opposizione (quella vera!) contro il regime mediatico-populistico di "Silvio e i 40 Ladroni" (magari fossero solo 40!), anche se rimane comunque un uomo di destra, e a parte l'antagonismo a Berlusconi, il programma dell'IDV non si sa bene cosa contenga. Quindi davvero, al momento non saprei proprio che fare..ciò che so è solo chi non voterò di sicuro, tutto il resto è avvolto nell'ombra... nel frattempo porgo i miei ossequi.
sabato 4 settembre 2010
Un nobile esempio
Grazie Sandro per il tuo esempio.
venerdì 3 settembre 2010
Ritornar
Eccomi qua dopo le vacanze estive (vedi foto), alla fine ritorno a Padova per studiare. Mi scuso per il lungo silenzio, ma nel mio caro paesino sulle colline bergamasche internet a banda larga non sanno ancora cosa significa.
Quella trascorsa è stata un'estate piena di avvenimenti politici molto interessanti, nè abbiamo viste di cotte e di crude, ma ormai ci siamo abituati no? Il grande S.B. non mollerà mai...forse solo quando Gheddafi gli proporrà una vita di lussi e belle donne, in un'oasi nel deserto libico. Quello che mi chiedo è: è così necessario che B. se ne vada? se finora non l'abbiamo mandato a casa è forse perchè a molti di noi italiani piace!
In ogni caso da oggi riprendo in mano il blog in modo continuativo, quindi invito tutti a visitarlo se ne avete voglia e tempo.. altrimenti..
lo visitate lo stesso cazzo!!!
E se qualcuno osa scrivere un commento più corto di tre righe lo ammazzo!!!!!!!!!!
Superata la mia fase malvagia, non mi resta che augurarvi un sereno anno accademico, nell'ancora per poco esistente ateneo pubblico di Padova.
A presto
venerdì 27 agosto 2010
martedì 29 giugno 2010
Propaganda fide (et pecunia)
Con l'inchiesta sui grandi eventi si sono aperti ben 4 filoni di indagine che portano dritto dritto in Vaticano. Ora, questa situazione non è certo nuova: ogni volta che si è indagato su personaggi influenti del mondo politico in merito ad appalti o tangenti, lo stato papale ritorna sempre sotto l'attenzione degli inquirenti, vuoi per un giro di riciclaggio di denaro (vedi maxitangente enimont), vuoi per una gestione "sconsiderata" del patrimonio immobiliare. Sembra infatti che tra le varie società scelte per l'appalto G8, ce ne fossero almeno 4 che avevano la propria copertura ed, è proprio il caso di dirlo, la "benedizione" del vaticano; nonchè del solito Anemone, figura cardine tra il papato, Propaganda Fide (la società che si occupa del patrimonio immobiliare della Chiesa) e gli imprenditori del mattone. La Chiesa infatti, come tutti spero sappiate, è proprietaria di un vastissimo, se non del più grande, patrimonio immobiliare nel mondo (in Italia il 20% degli immobili è controllato dalla chiesa), che gestisce attraverso apposite società immobiliari e finanziarie, che si regolano secondo i principi del massimo rendimento e del libero mercato capitalistico. Ciò si è potuto constatare con le varie situazioni di aumento dei canoni di affitto, gli sfratti dei vari abitanti che non potevano permettersi quei prezzi, o con la speculazione immobiliare che ha trasformato edifici per uso religioso in immobili adibiti ad attività commerciale; azioni sicuramente lontane dalla logica di solidarietà e assistenzialismo che dovrebbero caratterizzare la Chiesa. Si tratta di una vera e propria "Vaticano s.p.a." (leggetevi il libro se ne avete l'occasione) che opera nello stato italiano (e negli altri stati del mondo), non seguendo le nostre regole, ma quelle sue personali. Se quindi la Chiesa continua, dopo i vari scandali (IOR, Marcinkus, De Bonis ecc), a comportarsi allo stesso modo allora penso sia giunto il momento di levare questa "protezione" che lo stato offre alla chiesa, di modo che possa entrare nel libero mercato ed essere controllata nella sua attività dallo stato stesso, attraverso la magistratura, che fino ad oggi per richiedere documenti, materiali, testimoni per il processo, deve istruire una rogatoria internazionale, cui il vaticano può tranquillamente evitare di rispondere. Penso sia, alla luce di quanto detto, più che mai attuale e interessante l'idea di chiesa che Marsilio da Padova aveva elaborato nel suo "Defensor pacis" già nel 1324. Sono già passati quasi 700 anni ma i problemi della chiesa sono ben lungi dall'essere risolti e nel futuro prossimo non si prospettano grandi cambiamenti. Peccato.
sabato 26 giugno 2010
parlando di indiani....
giovedì 17 giugno 2010
STOP!
martedì 15 giugno 2010
Una vittoria tanto attesa.
Inoltre ho riflettuto su un altro aspetto: la vittoria della nazionale si configura sempre come una panacea per tutti i mali. La nazionale ha questo mistico potere, ancor più delle singole squadre del campionato italiano, di riunire gran parte degli italiani e regalarle una buona dose di oblio ed euforia, facendo dimenticare tutto il resto. Oggi tutti discuteranno di come si è giocato bene ma non in modo eccellente, oppure di come sta Gigi Buffon o di Cannavaro che non ha contrastato bene Alcaraz e via di questo passo. Nessuno si metterà a discutere del ddl Bavaglio in via di approvazione, o della manovra finanziaria più imponente di questi ultimi anni, o della crisi che continua a colpire i lavoratori (vedi chiusura dei vari call center in Lazio, o lo stabilimento di Pomigliano sempre a rischio); nessuno si chiederà più di come è finita l'indagine sul G8 della Maddalena e sulla cosiddetta "cricca", o per finire, anche se la lista sarebbe molto più lunga, dell'immane disastro ecologico scatenato dall'esplosione della piattaforma petrolifera della Bp. Insomma la vittoria dell'italia non è un semplice desiderio da tifosi, ma è anche un fattore necessario in cui tutti, ed in primis i politici, sperano, per tirare un sospiro di sollievo e far sbollire la situazione direi più che tesa, critica, che stiamo vivendo in questo paese. E' da un po' di tempo ormai che camminiamo sull'orlo del baratro con il paraocchi, come i cavalli che tirano il carrozzone di questo paese; vediamo di svegliarci perchè ognuno di noi è "un cittadino democratico e non un cavallo" (cit da "indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto") e come tale ci si aspetta che non si limiti ai Nooooooooo!!! o ai Siiiiiiiiiii!!! che si sentono ogni volta che un pallone di cuoio oltrepassa una linea bianca.
venerdì 11 giugno 2010
IL LITROZZO DI LATTE..
giovedì 10 giugno 2010
mercoledì 9 giugno 2010
Torniamo in piazza
"Torniamo in piazza" non è un'espressione che ha un solo significato, ma andrebbe intesa da più punti di vista: letterale, simbolico, programmatico.
Tornare in piazza significa, a mio parere, riappropriarci degli spazi pubblici delle nostre città, ritornare ad essere presenti fisicamente col fine ultimo di diventarlo culturalmente. Dobbiamo rincontrare la gente, spiegarle che se l'abbiamo delusa in passato, e forse ancor di più nel presente, vogliamo evitare gli stessi errori e farlo anche grazie a loro, sentendo direttamente che consigli hanno da darci.
I cittadini te lo riconoscono quando gli concedi un momento per parlare con loro, per spiegare delle posizioni che riteniamo valide, per comprendere che forse alcune di quelle assunte dai vertici non sono le soluzioni migliori (vedasi caso acqua).
Ascoltare è un verbo che nel nostro ambiente si usa spesso, ma mi sono abituato rapidamente in politica a verificare la coincidenza tra dire e fare. Finora, io son convinto, ci siamo limitati solamente a dirlo, iniziamo perciò a farlo davvero, ritorniamo ad ascoltare la gente.
Ci rinfacciano che il nostro partito si sia distaccato profondamente dalla realtà, a voi non risulta? Ritengo che uno dei motivi possa essere anche questo, uno dei principali, azzarderei.
D'altra parte c'è anche un problema di comunicazione molto serio. Il gigantesco conflitto d'interessi che possiamo fregiarci di non aver risolto ai bei tempi che s'era al governo sicuramente ci riserva pochi spazi, ma non è l'unico motivo per cui le nostre proposte sono poco conosciute dagli italiani. Tralascio l'aspetto di come li utilizziamo quegli spazi, non voglio apparire troppo critico. Dico allora, potremmo forse crearceli noi quegli spazi? Potremmo forse, tornando in piazza, riacquistare il favore dei cittadini?
Non posso, a questo punto, non fare un riferimento. La sera di martedì 25 maggio in Piazza dei Signori, a Padova, c'è stato un dibattito pubblico, presenti Debora Serracchiani, Pippo Civati e Laura Puppato. Non i soliti monologhi, ma un giornalista con domande pungenti e la possibilità ampiamente concessa al pubblico di intervenire. Carissimi, è stato bellissimo.
E' stato bellissimo perchè abbiamo dato un segnale alla gente, soprattutto al nostro elettorato, che ultimamente ci ha dato dei segnali chiari di sfiducia, che non ci vergognamo delle nostre posizioni, benchè minoritarie attualmente, e siamo fortemente intenzionati ad esporci perchè diventino maggioritarie, perchè siamo convinti che la politica per slogan o spot elettorali possa anche essere quella più semplice, ma non per questo anche la più efficace nei fatti.
Cosa è la politica in fondo se non l'amministrazione razionale della cosa pubblica, una riflessione pensata a fondo sul da farsi riguardo il bene comune?
Credo che le nostre idee, il nostro modello culturale, per diventare egemoni, necessitino fondamentalmente di tre cose: spazi, tempo, ottimi interpreti.
Se lasceremo una linea composta di espressioni ricorrenti come: ex-ds, ex-margherita, correnti, persone da collocare, posti da spartire, sbarrare la strada a qualcuno, alleanze improbabili, persone incandidabili, logiche irrazionali ecc. allora potremo aspirare a governare ed amministrate.
Gente, le idee le abbiamo, sono ottime, portiamole avanti con forza e lasciamo tutte le altre cazzate da parte, recuperiamo un po' quella innocenza tipica dell'infante che non si lascia prendere da manie calcolatrici rispetto a spartizioni ed antipatie personali, ritorniamo a fare politica.
Sono consapevole del fatto che la riflessione contenuta in questa nota contiene tante cose già dette altre volte e che molte di queste rientrino in quel campo proprio della banalità, ma mi sentivo di scriverle e di condividerle con voi.
Paolo
lunedì 31 maggio 2010
Israele non si ferma
Un attacco a civili e a pacifisti volontari, che ha causato diversi morti e feriti, non può che gettare ancora più discredito su questo stato, che, a mio avviso, non fa niente per essere migliore rispetto ai terroristi islamici che si propone di annientare. Una prova di forza e spietatezza che deve assolutamente far riflettere i vertici delle nazioni unite e dell'unione europea in merito al più o meno esplicito appoggio al governo Nethanyau. Spero che la condanna non si limiti a prendere in considerazione esclusivamente lo sconfinamento in acque internazionali dell'esercito israeliano, ma che davvero ci si interroghi sulla politica adottata dal governo ormai da parecchio tempo in merito alle popolazioni arabe della palestina, ed al fenomeno dei coloni, perchè urge una riconsiderazione del ruolo di Israele in medio-oriente anche in sede internazionale.
domenica 30 maggio 2010
Una Europa Diversa per Economist
In data 29 Aprile 2010, il settimanale britannico The Economist ha pubblicato, nella rubrica Europe.view, un articolo intitolato "Redrawing the map - The European map is outdated and illogical. Here's how it should look".
L'articolo procede con una analisi delle situazioni socio-economiche dei paesi europei.
Dell'Italia si dice che dovrebbe essere divisa in due: al nord uno stato retto dal Doge di Venezia, al sud il Regno delle Due Sicilie. Per quest'ultimo, chiamato "Bordello", si auspica l'unione monetaria con la Grecia.
Un disegno fantasioso certo, ma che nasconde tante verità, preoccupazioni, tragedie.
Consiglio vivamente la lettura.
Link The Economist - Europe.view: Redrawing the map (29 Apr 2010)
Gianmarco
venerdì 28 maggio 2010
A marcia indietro nell'abisso
Scusate il pessimismo.
mercoledì 19 maggio 2010
La politica degli applausi
sabato 15 maggio 2010
PADOVA ALLAGATA
direi che bisogna iniziare a fare del giornalismo.a tal proposito l'altro giorno mi trovavo a padova ed in poco più di un ora sono caduti 8-10 cm di acqua.Fatalità avevo con me la canon. quindi subito a immortalare macchine in panne e ciclisti i difficoltà. Sperando magari di offrirle a qualche quotidiano locale.
venerdì 14 maggio 2010
Perchè provare?
E' una domanda a cui è difficile rispondere, perchè nel nostro quotidiano ci continuano ad arrivare messaggi totalmente opposti.
Però proverò a dare un mio parere.
Provare a cambiare le cose può servire innanzitutto a mettere alla prova noi stessi, misurare le nostre capacità, cercare angolazioni diverse da cui vedere il mondo, il che può sempre tornare utile.
Il motivo per cui valga la pena muoversi(o "mobilitarsi")é che non vedo nessuna speranza per il futuro.
Siamo passati dalla generazione mille euro a quella che sta chiedendo l' elemosina nelle agenzie interinali, e i prossimi saremo noi.
Vedo ogni giorno scheramenti politici che promuovono la guerra fra poveri, la distruzione dell' ambiente, l' erosione dei nostri diritti.
Quindi mi spiace dirlo, ma ora possiamo ancora permettercelo di darci al nichilismo, perchè viviamo in un sistema che riesce ancora (forse per poco) a procurarci quei piccoli anestetici quotidiani come i mondiali di calcio, pornografia commerciale(vedi pubblicità), gossip da quattro soldi.
Ma quando tutto questo finirà?
Cosa succederà, il caos?
giovedì 13 maggio 2010
Intolerance
Si è parlato ovviamente di Voltaire e della sua argomentazione sul concetto di "intolleranza". Bene, nonostante Rovigo rientri tra le "vittime" di quel fenomeno dilagante che prende il nome di Lega Nord, e nonostante la mia città sia ormai sotto il "regno" di sua eminenza Luca Zaia, ho ascoltato argomentazioni molto interessanti, precise e "fini". La cosa che m'ha stupito è che coloro che si professavano contrari alle barriere sociali erano ragazzi giovani. Molti adulti presenti, quando sentivano frasi del tipo "il diverso è, deve essere, ricchezza" cercavano di sorridere, sforzandosi pensando "eh va bhè dai, è una serata per mio/a figlio/a" (per la serie "sò ragazzi"). È questo che ci limita.
Intolleranza religiosa, etnica, sociale, chiamiamola come vogliamo, è un problema, e va studiato. Alcuni addirittura dicono che la tolleranza e la pace (e altre parole che messe in una unica nuvola formano il "sacco delle cazzate dei comunisti") non sono e non devono essere valori, perché aprono la porta ai sentimentalismi e si allontanano dalla giustizia. Quando penso a queste barriere sociali, e ce ne sono tante (soprattutto tutti le teniamo in piedi, chi più chi meno), non riesco ad uscirne, a venirne a capo. Non riesco a credere che il mondo sia fatto per le guerre tra i diversi. Ci deve essere uno sforzo comune, enorme, gigantesco, ma mai inutile. E poi, permettetemelo: le religioni,in questo campo di battaglia dominato da mura alte e pregiudizi, separano e dividono, drogano le menti e portano ad impugnare armi.
Note: La foto del post è intitolata "Black And White" ed è opera di IMustBeDead (DeviantArt). La citazione a fine post è tratta da "Come un fiume" - Nomadi - Amore che prendi amore che dai (2002)
martedì 11 maggio 2010
Una necessità
E' una necessità impellente quella di contrastare con ogni mezzo il ddl Gelmini sull'università. Passerà al senato (perchè non c'è dubbio che venga approvato) il 18 maggio e poi passerà alla camera. Bisogna attivarsi per esprimere il proprio dissenso, in solidarietà con le varie componenti dell'università che vengono penalizzate: ricercatori strutturati e non strutturati, personale tecnico amministratrivo e studenti, ovviamente. Sarebbe bello avere qualche professore, anche se la riforma che si propone come antibaroni in realtà colpisce tutti tranne gli ordinari...Comunque in vista del 18 si sta preparando una assemblea che dovrebbe essere seguita dall'occupazione del rettorato e da un'eventuale manifestazione in città. Ciò che emerge ogni volta che si organizzano eventi del genere è il problema della partecipazione: quante persone si sentono coinvolte o si interessano di questi temi? Sono sempre i soliti 4 casininisti di scienze politiche (che magari danno un esame all'anno) o si può sperare di avere qualcuno di più? Ogni volta quando ci si ritrova per assemblee o cortei ci si riconosce tutti..e questo mi sconforta. Speriamo che questa volta la partecipazione degli studenti sia maggiore rispetto all'anno scorso, e che essendo la varie parti unite in un fronte comune si possa ottenere un qualche risultato... e non che si finisca come Bart qui sopra.
domenica 9 maggio 2010
GLI ALPINI
martedì 4 maggio 2010
ESSERE O APPARIRE?
Viviamo immersi nella società dell’immagine, respiriamo la cultura dell’apparire. Se la mia generazione ne ha una coscienza minima, i giovani, ne sono le vittime preferite, predestinate all’effimero e alla superficialità. Lo sapevate che subiamo in media 31.500 spot televisivi annui? Esperti manipolatori del cervello limbico (istintivo, animale) impongono modelli, programmano desideri e bisogni, reazioni emotive… L’antidoto ci sarebbe: rafforzare la neo-corteccia cerebrale, quella più in contatto con il nostro “SE”, quella che riguarda l’etica, che interpella la coscienza, che attiva la capacità critica, l’obiettività. Per la par condicio avremmo bisogno di 31.500 spot annui di utilità sociale, con il messaggio opposto!
Ciò che contraddistingue il nostro tempo è
Tutto sfocia nella perdita di responsabilità. Condizionamenti esterni inducono l’uomo e la donna di oggi a indossare maschere, fingere, eludere la fatica, passare oltre. Bisogni finti e modelli vuoti provocano frustrazione e insoddisfazione continue, generando sofferenza e angoscia sottile.
Abbiamo inoltre un orrendo rapporto con il TEMPO, da ammazzare, da vincere, bruciare…siamo dominati dalla fretta. Parole d’ordine: fast pay – fast food – fast generation – Il tempo è denaro – tutto ruota intorno a te – usa e getta – stop&go (= Corri! Non perdere tempo! Fregatene! Pensa a te!)
Avete mai pensato a cosa potrebbe succedere se dirottassimo gli stimoli e le energie destinate ad azioni quali avere, apparire, possedere, consumare, acquistare…
Una crepa nel muro
Il governo non sembra più saldo come un tempo. Giungono ora le dimissioni di Scajola in seguito all'ennesimo scandalo che ha coinvolto questa classe politica. Giusto ieri, Fini ha presentato le sue ragioni autonomiste nei confronti di Berlusconi e la Lega continua a fare dichiarazioni in merito al centenario dell'unità d'Italia che mettono in serio imbarazzo la maggioranza del Pdl. E' cominciata la campagna di raccolta firme per l'acqua pubblica e tutti sono proprio curiosi di sapere quali siti sono stati scelti per la costruzione delle nuove centrali nucleari...insomma i presupposti per un crollo del governo ci sono tutti. L'unica cosa che lo impedisce è Silvio (che non si arrende mai, mio malgrado) e purtroppo gli elettori italiani, che in caso di elezioni, a mio avviso, rielegerebbero la stessa maggioranza, visto anche l'assenza di un'alternativa valida..Bersani? Aaaaaarg!!!!!!!!!!!
martedì 27 aprile 2010
Senza memoria dove vai?
Ogni giorno che passa mi rendo sempre più conto di un'ignoranza generale riguardo agli avvenimenti della nostra storia più vicina. Nel trascorrere la nostra vita è come se ci si muovesse in una palude: si fa sempre fatica ad andare avanti, e non appena sollevi il piede per fare un nuovo passo tutto ti si stringe contro e cancella tutte le tracce che hai lasciato (più o meno intenzionalmente) dietro di te. Oggi più che mai siamo relegati in un eterno presente, senza prospettive future definibili nè conoscenze collettive e condivise del nostro passato. Questo è un fatto assai grave, poichè senza memoria gli eventi più pericolosi, già accaduti in passato, si possono ripresentare ancora oggi senza che noi possiamo prevederli e almeno tentare di evitare che si ripetano: sto parlando dei grandi esempi storici di dittatura, così come di quei piccoli avvenimenti che li presagiscono. Una buona dose di responsabilità è da assegnare ai nostri meravigliosi mass-media, che (salvo rare eccezioni) hanno una memoria storica scarsissima (figuriamoci che già avvenimenti accaduti un anno fa sono caduti nel dimenticatoio, ad esempio la cosiddetta "guerra tra procure" per l'inchiesta "Why not", oppure un processo di Silvio a vostra scelta); un'altra parte consistente di responsabilità è da ricercarsi nelle istituzioni dello Stato e nella nostra magnifica classe politica, che, spero vi ricordiate, hanno dato infinite volte la prova del loro disinteresse utilitaristico nei riguardi della ricerca della verità storica, o peggio hanno tentato di falsarla o deviarla; anche l'istituzione scolastica non ha saputo diffondere il valore della memoria tra le giovani generazioni, che si trovano a vivere in una società sempre più globalizzata e vasta, dove avere dei punti saldi da cui partire è cosa importantissima se si vuole evitare di perdersi nella infinità di realtà che il mondo presenta. E' fondamentale ridare importanza alla memoria ed alla ricerca della verità storica, in ogni sede e ad ogni livello. Siamo infatti in una condizione critica: i testimoni dei fatti del 900 stanno via via scomparendo, rimpiazzati da uomini e donne cresciuti a pane e tv promozionale (e non di informazione); questa sostituzione è decisamente rischiosa per la salvaguardia della nostra memoria e quindi per una nostra prospettiva futura non condizionabile dal primo proclamatore di turno. Mi scuso per la lunghezza del post ma è un tema che mi sta particolarmente a cuore.
martedì 20 aprile 2010
Il Pedone
venerdì 16 aprile 2010
Non sono più i tempi della vergogna
Leggendo le notizie che ogni giorno calcano la scena italiana sono giunto ad una conclusione: la vergogna non esiste più. Il relativismo assoluto che va diffondendosi nella nostra società, anche e soprattutto da parte delle personalità più influenti, ha fatto si che la verità, l'onestà e la coerenza non siano più annoverati tra i valori più importanti. Non esiste più il pudore di fare o dire oscenità, tanto basta smentire il giorno dopo, e ci vuole poco a far scivolare il tutto in un turbine di opinioni e commenti che lascia al suo passaggio un nulla totale. Ma non serve più nemmeno insabbiare, poichè ormai siamo (e questo è davvero triste da dirsi) abituati a sentirle di tutti i colori. Per questo alla maggioranza degli italiani non fa nè caldo nè freddo che Dell'Utri dica tranquillamente di essere entrato in politica solo per difendersi dal processo, o che Berlusconi dica che è colpa di Saviano e di chi ha scritto o prodotto film sulle mafie italiane se l'Italia ha una brutta fama a livello internazionale. Tutto ciò dimostra come ormai si possa dire quello che si vuole senza più subirne le conseguenze e quindi senza più vergogna. Non esiste più la possibilità di far provare quel "nobile sentimento" a chi al posto della coscienza ha un'abisso senza fondo. Anche perchè sono rimasti in pochi ed inascoltati quelli che hanno la dignità e la possibilità di farlo.
domenica 11 aprile 2010
Emergenza!!!!
Sono rimasto stupito nel leggere dei fatti scandalosi avvenuti in iraq ai tre italiani di emergency. Agli ultimi aggiornamenti sembra che gli afgani (e quindi le forze militari Isaf) li accusino di essere coinvolti nel caso Mastrogiacomo, con l'uccisione del suo interprete. E' evidentemente un'accusa che non regge, figurarsi poi il presunto preparativo di un attentato ai danni del governatore locale. Ciò che è però più preoccupante, è che il nostro governo ha reagito assai freddamente, schierandosi dal lato delle forze isaf, e si è dimostrato sospettoso sull'operato della organizzazione di Gino Strada, visto che non agiva in linea con le "direttive" governative. Questa mancata presa di posizione in difesa di Emergency è l'ulteriore riprova (come se c'è nè fosse bisogno) del contenuto morale pressochè assente del nostro governo. Da parte mia ripongo piena fiducia in emergency, una delle poche cose rimaste a testimoniare a livello internazionale ciò che c'è di buono in italia.
giovedì 8 aprile 2010
L'italiano stango
Ma ora tutto è finito, si ritorna alla vita di prima, quella dell' evasione, delle spintarelle e dei vari "dotto' tengo famiglia".
L'italiano "stango" si alzerà dal letto soddisfatto per aver votato, per aver scelto una faccia al posto di un' altra, magari indeciso se, scegliere l'eco capello di Silvio o le rughe proletarie di Nichi, piuttosto che il ciuffo bianco & ribelle di Beppe.
Ma perché, perché caro concittadino, sai perfettamente come allenare l'Inter e non sai nulla, o non lo vuoi sapere, su chi ti dovrà governare?
O peggio ancora, non te ne interessi, magari non andandoci, a votare, delegando a qualcun' altro il noioso impegno di far valere un tuo diritto.
Vorrei sapere, mio conterraneo, perché, ti affidi solamente ad una faccia, o ad un simbolo per votare?
Perché chiudere gli occhi e scegliere una maschera, dietro la quale,magari, si nasconde il solito volpone?
Forse capisco il tuo senso d'impotenza,la tua arrendevolezza prodotta da tutta la televisione che guardi, ma allora, mio caro vicino di casa, perchè non uscire di casa e pensare? Trovarsi con qualcun'altro e fare qualcosa?Perchè non smetterla di stare rinchiusi nei bar,smetterla di brontolare contro una birra, scoprire che c'è veramente qualcuno che si sta già rimboccando le maniche e sta provando a cambiare qualcosa?
Ma forse è troppo tardi.
E tu ormai sei già troppo stanco del mondo, accontentandoti solo di scegliere una faccia che ti tratti come un grande fratello.
martedì 30 marzo 2010
La nazione veneta
sabato 27 marzo 2010
Vote or die
Gli italiani si apprestano ad andare a votare per eleggere il governatore e i consiglieri della propria regione, nella più totale disinformazione dovuta in gran parte alla intelligente azione della nostra amata tv "pubblica" (si fa per dire). Chiusi i programmi "pollaio" dove si poteva vedere un pò di baruffa ma almeno si potevano valutare dati, programmi e personalità dei vari politici, ci rimangono solo le tribune politiche che di sicuro saranno seguite da molti italiani (come no!!). Se dobbiamo andare a vedere chi compare nei tg (della rai perche di mediaset è inutile parlare) vediamo sempre i soliti 2: Silvio che dopo la serata di Santoro a Bologna (un bellissimo evento per quanto mi riguarda) è ancora più incazzato ma anche un pò più preoccupato, ha fatto visita al tg1 e tg2 per due belle interviste a senso unico in vero stile giornalistico made in italy; Bersani invece, forse per nostalgia dei vecchi tempi, va in visita alla fiat con i "suoi" compagni operai speranzoso di raccimolare qualche voto in più. Come dicevano a south park: "per tutta la vita sei costretto a scegliere tra una peretta gigante e un panino alla merda"...La soluzione sta nel trovare qualcosa di alternativo (che per quanto mi riguarda può essere il movimento 5 stelle), anche se per quel 70% di italiani che si "informa" solo tramite la tv è un pò dificile venire a conoscenza di realtà nuove ed innovative. Tutto ciò porterà alla ripresentazione delle stesse persone visto che in barba al disinteresse alla politica dell'italiano medio, il voto continua ad essere esercitato da una grande percentuale di elettori, spinti da appelli al "voto utile" e cose in stile "Vote or die". Non ci resta che aspettare..
giovedì 18 marzo 2010
Discutendo in Galileo
Durante un pomeriggio di "studio" in galileo, è scaturita una bella discussione sul futuro di noi giovani italici. Il nodo per me vitale è stata la posizione di bb secondo la quale non ci resta che andarcene fuori da sto paese perchè non c'è speranza di cambiamento; la società ed in particolare le nuove generazioni sono irrimediabilmente compromessi, senza possibilità di un cambiamento di mentalità. Ciò giustificherebbe il disimpegnarsi nei confronti del contesto che ci circonda.
Ora, il fatto che molti giovani siano senza speranze è un dato di fatto, ma se quei "pochi" se ne vanno all'estero, se nessuno si impegna più, se nessuno si sforza per far valere l'importanza del dialogo e, in un'ultima istanza, l'importanza di avere una propria idea, anche quei pochi che si potrebbero salvare da questa omologazione imperante, rimangono isolati e perciò inascolati. Mi rifaccio ad un principio logico fondamentale "dal nulla nasce solo il nulla". E' perciò necessario perseverare, nonostante che la situazione italiana diventi ogni giorno più opprimente. Bisogna resistere e credere che sia possibile qualcosa di diverso, che sia meglio o peggio di quello che c'è ora non lo so, ma comunque diverso. E poi possiamo sempre sperare nel 21/12/2012!!! Hola.
giovedì 11 marzo 2010
Un nuovo inizio (si spera!)
Ogni giorno che passa diventa sempre più difficile farsi un'idea precisa di ciò che accade intorno a noi: siamo ormai sepolti da valanghe di opinioni, commenti, dibattiti che possono benissimo essere campati per aria o avere per oggetto temi falsi o peggio devianti. Per questo è necessario che ognuno sia il più possibile informato su ciò che accade per poi potersi creare una propria opinione, il più possibile indipendente da quelle altrui. Non si può tuttavia negare il valore del confronto al fine di un arricchimento personale ma anche collettivo, ed è proprio con questa finalità che nasce, o meglio, rinasce questo spazio di discussione. Spero che possa essere un'esperienza duratura, ma perchè ciò accada deve esserci la partecipazione di tutti. Vi aspetto. Ciao
venerdì 22 gennaio 2010
Il non-processo breve
giovedì 21 gennaio 2010
Diritti umani?????
La sentenza della Corte in relazione all'espulsione delle persone sbarcate a Lampedusa e poi rinviate in Libia nel marzo del 2005 (Caso Hussun e altri c. Italia, 19.10.2010).
La domanda che mi pongo di fronte ad una sentenza del genere è: perchè una delle corti internazionali più rispettate si autolimiti in questo modo?
Non notate per caso anche voi una certa contraddizione in questo?
Almeno a me sembra palese: quando un immigrato, o una persona normale, senza particolari appoggi politici economici, tenterà di fare valere i suoi diritti, il potere costituito di turno potrà semplicemente farlo sparire, con la complicità di un paese alleato.
Già perchè il sig. Hussun e soci sono spariti dopo essere stati detenuti nei vari cara/cie e poi mandati in Libia.
Provate a pensarci, rifletterci un attimo.
Stiamo negando a delle persone di ottenere giustizia, o almeno una sentenza, stiamo bloccando l' accesso alla giustizia soprattutto a chi ne ha più bisogno.
Per finire voglio solamente lanciare una provocazione, chi ha permesso tutto questo?
Chi continua ad appoggiare queste prevaricazioni?
La mia risposta sta in una citazione "se cercate un colpevole, c' è solo da guardarsi allo specchio".
http://www.asgi.it/home_asgi.php?