martedì 29 giugno 2010

Propaganda fide (et pecunia)



Con l'inchiesta sui grandi eventi si sono aperti ben 4 filoni di indagine che portano dritto dritto in Vaticano. Ora, questa situazione non è certo nuova: ogni volta che si è indagato su personaggi influenti del mondo politico in merito ad appalti o tangenti, lo stato papale ritorna sempre sotto l'attenzione degli inquirenti, vuoi per un giro di riciclaggio di denaro (vedi maxitangente enimont), vuoi per una gestione "sconsiderata" del patrimonio immobiliare. Sembra infatti che tra le varie società scelte per l'appalto G8, ce ne fossero almeno 4 che avevano la propria copertura ed, è proprio il caso di dirlo, la "benedizione" del vaticano; nonchè del solito Anemone, figura cardine tra il papato, Propaganda Fide (la società che si occupa del patrimonio immobiliare della Chiesa) e gli imprenditori del mattone. La Chiesa infatti, come tutti spero sappiate, è proprietaria di un vastissimo, se non del più grande, patrimonio immobiliare nel mondo (in Italia il 20% degli immobili è controllato dalla chiesa), che gestisce attraverso apposite società immobiliari e finanziarie, che si regolano secondo i principi del massimo rendimento e del libero mercato capitalistico. Ciò si è potuto constatare con le varie situazioni di aumento dei canoni di affitto, gli sfratti dei vari abitanti che non potevano permettersi quei prezzi, o con la speculazione immobiliare che ha trasformato edifici per uso religioso in immobili adibiti ad attività commerciale; azioni sicuramente lontane dalla logica di solidarietà e assistenzialismo che dovrebbero caratterizzare la Chiesa. Si tratta di una vera e propria "Vaticano s.p.a." (leggetevi il libro se ne avete l'occasione) che opera nello stato italiano (e negli altri stati del mondo), non seguendo le nostre regole, ma quelle sue personali. Se quindi la Chiesa continua, dopo i vari scandali (IOR, Marcinkus, De Bonis ecc), a comportarsi allo stesso modo allora penso sia giunto il momento di levare questa "protezione" che lo stato offre alla chiesa, di modo che possa entrare nel libero mercato ed essere controllata nella sua attività dallo stato stesso, attraverso la magistratura, che fino ad oggi per richiedere documenti, materiali, testimoni per il processo, deve istruire una rogatoria internazionale, cui il vaticano può tranquillamente evitare di rispondere. Penso sia, alla luce di quanto detto, più che mai attuale e interessante l'idea di chiesa che Marsilio da Padova aveva elaborato nel suo "Defensor pacis" già nel 1324. Sono già passati quasi 700 anni ma i problemi della chiesa sono ben lungi dall'essere risolti e nel futuro prossimo non si prospettano grandi cambiamenti. Peccato.

sabato 26 giugno 2010

parlando di indiani....

"L'esempio dei selvaggi che sono stati trovati quasi tutti a questo punto(di evoluzione) sembra confermare che il genere umano fosse fatto per restarvi sempre, e che questo stato è la vera giovinezza del mondo e che tutti i progressi ulteriori sono stati in apparenza altrettanti passi versi la perfezione dell'individuo, ma in realtà verso la decrepitezza della specie"
"Quando vedo turbe di selvaggi nudi spregiare i piaceri europei e sfidare la fame, il fuoco, il ferro e la morte pur di conservare soltanto la loro indipendenza, sento che non spetta a schiavi di parlare di libertà."
Jean Jacques Rousseau

giovedì 17 giugno 2010

STOP!


STOP!

fermati a riflettere,devi riflettere,devi pensare.
vuoi riflettere,vuoi pensare.

tutto l'inferno può essere fermato.

martedì 15 giugno 2010

Una vittoria tanto attesa.

Quando ieri sera il Paraguay ha segnato il primo goal, prato della valle ha esordito con un noooooooooooo!! e l'euforia che regnava all'inizio della partita è sembrata spegnersi pian piano. Poi con il pareggio, e un bel vaaaaaaaaiiiiiiii!!!! le facce degli spettatori si sono nuovamente illuminate di speranza. Stare in mezzo alla folla ponendosi come estraneo è sempre molto utile per scoprire le dinamiche di questi fenomeni di massa, che, ha detto bene Vince, sono veri e propri rituali collettivi.
Inoltre ho riflettuto su un altro aspetto: la vittoria della nazionale si configura sempre come una panacea per tutti i mali. La nazionale ha questo mistico potere, ancor più delle singole squadre del campionato italiano, di riunire gran parte degli italiani e regalarle una buona dose di oblio ed euforia, facendo dimenticare tutto il resto. Oggi tutti discuteranno di come si è giocato bene ma non in modo eccellente, oppure di come sta Gigi Buffon o di Cannavaro che non ha contrastato bene Alcaraz e via di questo passo. Nessuno si metterà a discutere del ddl Bavaglio in via di approvazione, o della manovra finanziaria più imponente di questi ultimi anni, o della crisi che continua a colpire i lavoratori (vedi chiusura dei vari call center in Lazio, o lo stabilimento di Pomigliano sempre a rischio); nessuno si chiederà più di come è finita l'indagine sul G8 della Maddalena e sulla cosiddetta "cricca", o per finire, anche se la lista sarebbe molto più lunga, dell'immane disastro ecologico scatenato dall'esplosione della piattaforma petrolifera della Bp. Insomma la vittoria dell'italia non è un semplice desiderio da tifosi, ma è anche un fattore necessario in cui tutti, ed in primis i politici, sperano, per tirare un sospiro di sollievo e far sbollire la situazione direi più che tesa, critica, che stiamo vivendo in questo paese. E' da un po' di tempo ormai che camminiamo sull'orlo del baratro con il paraocchi, come i cavalli che tirano il carrozzone di questo paese; vediamo di svegliarci perchè ognuno di noi è "un cittadino democratico e non un cavallo" (cit da "indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto") e come tale ci si aspetta che non si limiti ai Nooooooooo!!! o ai Siiiiiiiiiii!!! che si sentono ogni volta che un pallone di cuoio oltrepassa una linea bianca.

venerdì 11 giugno 2010

IL LITROZZO DI LATTE..

...E finalmente in politica si parla e decide di qualcosa che ha riscontro nella vita pratica di noi poveri studenti italiani, del popolo.....
Causa infatti sparizioni di cibi e soprattutto bevande dai frigoriferi della residenza Carli in cui io alloggio(situati in aule comuni) si vociferava tra i vertici della casa(i soliti potenti, il direttore) di situare telecamere nascoste in cucina di notte per sgamare quei presunti FURBI che SI PRESUME rubino(ipotesi a mio parere molto azzardata)...
A noi persone Oneste chi ci da infatti la certezza che coloro che dichiarano che gli è stato per esempio rubato un litro di latte o due etti di crudo(chi cazzo vuoi rubi un litro di latte, o addirittura 2 etti di crudo di parma bello fresco!non siamo mica barboni) non stiano mentendo solo per farselo rimborasare RUBANDO COSì a loro volta 1,30 euro ALLA COMUNITà?
Ed ecco che giunge allora Silvio "il Giudice supremo" col suo ddl intercettazioni che dice:-ma come potete voi soliti potenti indagare furbescamente ed astutamente con telecamere(alta tecnologia dalla parte del più forte) violando così la privacy della comunità solo a favore del fatto che la prima ipotesi è palesemente quella reale?-e poi-io propongo piuttosto di fare il giro nella spazzatura di tutte le 90 camere della residenza con una squadra speciale di analisi(sperando che la bottiglia non sia già stata bruciata), cercare il cartone del latte schiacciato e fare così l' analisi delle impronte digitali o della saliva sul beccuccio per poter così poi iniziare finalmente le vere indagini su una minima base di prove................-.

E così noi da oggi saremo ancora più liberi di prendere dal frigo comune IL NOSTRO litro di latte.
Grazie Silvio

mercoledì 9 giugno 2010

Torniamo in piazza

Cari amici, i destinatari originari di queste mie righe erano i miei compagni di partito, vi lascio immaginare di quale, ma Alessandro ha insistito perchè lo pubblicassi comunque e spero concordiate con la mia idea e ci si possa discutere sopra. Sbaglia, e non poco, chiunque creda che i militanti del Partito Democratico siano d'accordo con tutte le scelte dei vertici, anzi, spesso ci coglie il dubbio che sia davvero il "nostro" partito. Buona lettura

"Torniamo in piazza" non è un'espressione che ha un solo significato, ma andrebbe intesa da più punti di vista: letterale, simbolico, programmatico.

Tornare in piazza significa, a mio parere, riappropriarci degli spazi pubblici delle nostre città, ritornare ad essere presenti fisicamente col fine ultimo di diventarlo culturalmente. Dobbiamo rincontrare la gente, spiegarle che se l'abbiamo delusa in passato, e forse ancor di più nel presente, vogliamo evitare gli stessi errori e farlo anche grazie a loro, sentendo direttamente che consigli hanno da darci.
I cittadini te lo riconoscono quando gli concedi un momento per parlare con loro, per spiegare delle posizioni che riteniamo valide, per comprendere che forse alcune di quelle assunte dai vertici non sono le soluzioni migliori (vedasi caso acqua).
Ascoltare è un verbo che nel nostro ambiente si usa spesso, ma mi sono abituato rapidamente in politica a verificare la coincidenza tra dire e fare. Finora, io son convinto, ci siamo limitati solamente a dirlo, iniziamo perciò a farlo davvero, ritorniamo ad ascoltare la gente.
Ci rinfacciano che il nostro partito si sia distaccato profondamente dalla realtà, a voi non risulta? Ritengo che uno dei motivi possa essere anche questo, uno dei principali, azzarderei.

D'altra parte c'è anche un problema di comunicazione molto serio. Il gigantesco conflitto d'interessi che possiamo fregiarci di non aver risolto ai bei tempi che s'era al governo sicuramente ci riserva pochi spazi, ma non è l'unico motivo per cui le nostre proposte sono poco conosciute dagli italiani. Tralascio l'aspetto di come li utilizziamo quegli spazi, non voglio apparire troppo critico. Dico allora, potremmo forse crearceli noi quegli spazi? Potremmo forse, tornando in piazza, riacquistare il favore dei cittadini?
Non posso, a questo punto, non fare un riferimento. La sera di martedì 25 maggio in Piazza dei Signori, a Padova, c'è stato un dibattito pubblico, presenti Debora Serracchiani, Pippo Civati e Laura Puppato. Non i soliti monologhi, ma un giornalista con domande pungenti e la possibilità ampiamente concessa al pubblico di intervenire. Carissimi, è stato bellissimo.
E' stato bellissimo perchè abbiamo dato un segnale alla gente, soprattutto al nostro elettorato, che ultimamente ci ha dato dei segnali chiari di sfiducia, che non ci vergognamo delle nostre posizioni, benchè minoritarie attualmente, e siamo fortemente intenzionati ad esporci perchè diventino maggioritarie, perchè siamo convinti che la politica per slogan o spot elettorali possa anche essere quella più semplice, ma non per questo anche la più efficace nei fatti.

Cosa è la politica in fondo se non l'amministrazione razionale della cosa pubblica, una riflessione pensata a fondo sul da farsi riguardo il bene comune?

Credo che le nostre idee, il nostro modello culturale, per diventare egemoni, necessitino fondamentalmente di tre cose: spazi, tempo, ottimi interpreti.
Se lasceremo una linea composta di espressioni ricorrenti come: ex-ds, ex-margherita, correnti, persone da collocare, posti da spartire, sbarrare la strada a qualcuno, alleanze improbabili, persone incandidabili, logiche irrazionali ecc. allora potremo aspirare a governare ed amministrate.

Gente, le idee le abbiamo, sono ottime, portiamole avanti con forza e lasciamo tutte le altre cazzate da parte, recuperiamo un po' quella innocenza tipica dell'infante che non si lascia prendere da manie calcolatrici rispetto a spartizioni ed antipatie personali, ritorniamo a fare politica.

Sono consapevole del fatto che la riflessione contenuta in questa nota contiene tante cose già dette altre volte e che molte di queste rientrino in quel campo proprio della banalità, ma mi sentivo di scriverle e di condividerle con voi.


Paolo