martedì 26 ottobre 2010

Presidenza occupata


Oggi, verso le 11.00, un gruppo di circa 50 studenti di scipol, tra cui il sottoscritto, ha espresso il suo dissenso per la decisione del preside di facoltà, G. Riccamboni, di non concedere il blocco della didattica dalle 14.30 alle 16.30 nella giornata di mercoledì 27, per consentire agli studenti di partecipare all'assemblea di facoltà. La protesta ha assunto i tratti di una occupazione simbolica dell'ufficio di presidenza della facoltà, in via del santo 28, durata circa 90 minuti. All'arrivo del preside è stata subito chiara la sua ostilità ad un vero dialogo con gli studenti presenti, viste anche le sue prese di posizione del giorno prima con i rappresentanti studenteschi dell'ASU. Solo l'arrivo di alcuni giornalisti sblocca la situazione, che vede il preside chiuso nel suo ufficio, e gli studenti in attesa di un confronto: Riccamboni però riconferma la sua decisione, peraltro in contrasto con tutti gli altri presidi delle facoltà in cui è prevista un'assemblea per domani. La sua giustificazione parte dalla difficile situazione dei vari corsi e dalla difficoltà dei docenti di riuscire a concludere in tempo il proprio programma visti i ritardi dovuti alla protesta dei ricercatori, per poi passare ad una sua significativa "previsione" circa la sicura possibilità, a suo dire, che nel prossimo futuro si sarebbero presentate altre occasioni in cui si sarebbe resa necessaria la sospensione delle lezioni , e pertanto per "garantirci la possibilità di bloccare le lezioni in eventualità future", non ritiene opportuno concedere la sospensione per l'assemblea di domani. E' però chiaro che non c'è un vero spirito pro-studentesco in queste affermazioni: il preside sa bene che quella di domani è la prima assemblea di facoltà, forse la più importante perchè quella da cui organizzare tutte le attività future, e la più utile per avvicinare le matricole a queste; oltre al fatto che se in qualità di responsabile della vita della facoltà ritiene che già ora ci sia scarsità di tempo per le lezioni, figurarsi offrirci il blocco delle lezioni a dicembre o a gennaio! Gli animi si surriscaldano, il confronto non è più pacato, i toni di alcuni studenti si alzano e la retorica del preside si fa sempre più fastidiosa. Il risultato è un nulla di fatto: l'assemblea ci sarà come previsto, ma le lezioni non saranno sospese. Il preside costringe di fatto gli studenti a dover scegliere tra due possibilità, partecipare all'assemblea, che vede riunite le varie componenti della facoltà per parlare dei gravi problemi di questa riforma, ma anche della condizione dell'università e dello stato di salute della ricerca in Italia, oppure frequentare le lezioni previste, diritto più che mai da rispettare. Sono situazioni che in una università veramente aperta, libera e volta alla formazione a 360 gradi, e non solo libresca, dello studente non dovrebbero accadere, tanto più in una facoltà di scienze politiche.

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