martedì 4 maggio 2010

ESSERE O APPARIRE?

Viviamo immersi nella società dell’immagine, respiriamo la cultura dell’apparire. Se la mia generazione ne ha una coscienza minima, i giovani, ne sono le vittime preferite, predestinate all’effimero e alla superficialità. Lo sapevate che subiamo in media 31.500 spot televisivi annui? Esperti manipolatori del cervello limbico (istintivo, animale) impongono modelli, programmano desideri e bisogni, reazioni emotive… L’antidoto ci sarebbe: rafforzare la neo-corteccia cerebrale, quella più in contatto con il nostro “SE”, quella che riguarda l’etica, che interpella la coscienza, che attiva la capacità critica, l’obiettività. Per la par condicio avremmo bisogno di 31.500 spot annui di utilità sociale, con il messaggio opposto!

Ciò che contraddistingue il nostro tempo è la SUPERFICIALITA’: nell’INFORMAZIONE, nelle RELAZIONI, nella CONOSCENZA, nell’AGIRE. Ci comportiamo come se esistesse solo la punta emersa dell’iceberg.

Tutto sfocia nella perdita di responsabilità. Condizionamenti esterni inducono l’uomo e la donna di oggi a indossare maschere, fingere, eludere la fatica, passare oltre. Bisogni finti e modelli vuoti provocano frustrazione e insoddisfazione continue, generando sofferenza e angoscia sottile.

Abbiamo inoltre un orrendo rapporto con il TEMPO, da ammazzare, da vincere, bruciare…siamo dominati dalla fretta. Parole d’ordine: fast pay – fast food – fast generation – Il tempo è denaro – tutto ruota intorno a te – usa e getta – stop&go (= Corri! Non perdere tempo! Fregatene! Pensa a te!)

Avete mai pensato a cosa potrebbe succedere se dirottassimo gli stimoli e le energie destinate ad azioni quali avere, apparire, possedere, consumare, acquistare…

3 commenti:

  1. E bravo Livio che hai deciso di scrivere. Non posso che essere d'accordo con te in merito alla logica d'azione dei media pubblicitari. Il problema è che questi hanno raggiunto un livello tale da far credere alla gente che ciò che propongono sia davvero un loro desiderio, ed è quindi difficile uscire da questa spirale.
    Solo con un generale cambio di tendenza dei media si potrebbe ottenere una cultura (quindi valori, costumi, bisogni)collettiva differente; ma ciò come sappiamo è impossibile...
    Qual è quindi la soluzione? soprattutto quando ormai non solo la mentalità comune ma tutto il mondo economico e del lavoro si muove con queste logiche...

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  2. Beh innanzitutto direi che il primo passo dobbiamo farlo noi stessi,non possiamo proporre cambiamenti se non siamo i primi a dimostrare che que cambiamenti sono possibili....

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